Con la dinastia dei Lorena (1737-1859) esplode in Toscana il bisogno di cartografia a scala topografica: Francesco Stefano, di vasta cultura geografica e di formazione illuminista, incarica personaggi famosi come Carlo Maria Mazzoni, Ferdinando Morozzi, Leonardo Ximenez ed i suoi aiuti e Antonio Faleri.
Pietro Leopoldo, coltissimo Principe dei Filosofi, introdusse il detto di governo conoscere per governare e nacque a tal fine in Toscana una vera scuola cartografica moderna, diretta dal matematico regio Pietro Ferroni. Ingegneri, geografi e pittori paesaggisti di notevole livello rilevano con capacità di percezione notevole i problemi dell'ambiente con quelli dell'organizzazione del territorio, in funzione idraulica e stradale, nell'ambito di una più generale riforma amministrativa ed economica che sfocia nell'incompiuto catasto del 1778-87.
In questo contesto si colloca la carta geografica della Toscana di Attilio Mori, non realizzata, che si pone in polemica con la cartografia ufficiale lorenese, che dal Mori è ritenuta occasionale e frutto più di una esigenza culturale e scientifica che non piuttosto politico-amministrativa. Per contro invece i sovrani mirarono a fini di governo, ma si scontrarono con le intrinseche difficoltà di una nascente cartografia, sia toscana che parigina, che non possedeva quelle determinazioni assolute di coordinate che formavano la base essenziale di ogni buona cartografia.
Per migliorare la vecchia ed imperfetissima Etruria vetus et nova, incisa nel 1724 da Teodoro Verruyss, si gettò nell'ardua impresa Antonio Falleri nel 1739. Nel 1751 anche Ferdinando Morozzi ebbe incarico dal Conte di Richecourt, primo ministro dello Stato, di redigere una carta nelle maglie della riforma delle circoscrizioni politico-amministrative, ridisegnando tutte le carte dei vicariati di Toscana e delle podesterie autonome, nonché le misurazioni astronomiche e trigonometriche.
Già nel 1750 Richecourt aveva incaricato il giovane abate Ximenez (direttore della Specola di San Giovannino) di elaborare le necessarie osservazioni astronomiche, di prestabilire le coordinate esatte di Firenze e misurare una base geodetica, attraverso la misurazione di un arco di meridiano, per evitare la mostruosità delle carte realizzate fino ad allora dai soli ingegneri (non ci riuscì). Si comincia a pensare a legare il tutto al nuovo piano catastale, un estimo a base cartografica geometrico particellare. Pompeo Neri e Angelo Tavani convincono il sovrano della sua utilità, non solo per finalità fiscali, ma anche come utile strumento per la riforma comunitativa (1772-74).