Il fondo Ivo Paciscopi è conservato presso l'Archivio storico diocesano di Lucca. La presenza dell’archivio di un sacerdote della diocesi fiorentina nell’Archivio lucchese può essere dovuta ad un eventuale intervento di Enrico Bartoletti, fiorentino e arcivescovo di Lucca dal 1958.
Il fondo, parzialmente riordinato, è composto per la maggior parte da corrispondenza. Allo stato attuale, frutto di un condizionamento che ha fascicolato le lettere collocandole in cinque buste, la Corrispondenza è custodita in quattro faldoni (inserita in fascicoli con titolo relativo al contenuto) mentre i quaderni e le carte con appunti si conservano in un quinto faldone.
Nonostante la prematura scomparsa di Ivo Paciscopi, l’archivio del sacerdote contiene una considerevole quantità di lettere, del periodo 1935-1958, notevole soprattutto per la rilevanza dei singoli corrispondenti tra i quali si annoverano don Enrico Bartoletti (1945-1955), don Ivo Paciscopi, (sacerdote omonimo e cugino di primo grado del nostro Ivo), don Fosco Vandelli e don Dino Lastrucci.
Da segnalare, inoltre, la presenza di un piccolo nucleo di lettere dei famigliari ed in particolare la corrispondenza con la madre Ottavia e con altri membri della famiglia (1935-1958).
Possiamo affermare che la documentazione prodotta da Ivo Paciscopi possa a buona ragione esser considerata la testimonianza della memoria di un personaggio la cui formazione socio culturale e religiosa rispecchia in pieno il particolare e specifico contesto storico in cui prende avvio la rinascita spirituale che prepara al grande evento del Concilio Vaticano II. Ivo muore presto e non vive in prima persona l’apertura del Concilio, tuttavia l’archivio che egli lascia riflette chiaramente il clima fiorentino dell’epoca preconciliare visto che la sua breve vita si svolge fin dall’inizio in ambienti sicuramente attenti alle novità che si andavano profilando all’interno della Chiesa, dovute alla necessità di un cambiamento totale.
Pensiamo, infatti, a quanto possa rivelarsi importante certa documentazione inerente il seminario, come la corrispondenza con gli “Amici di seminario”, in particolare le lettere con Renzo Innocenti, Alfredo Nesi, Licurgo Pistolesi e Pietro Tirinnanzi, oppure soffermiamoci sul valore sicuramente illuminante di un certo materiale di studio, come i quaderni con le lezioni tenute da don Raffaello Parenti (1941-1943), le riflessioni su questioni sociali (1943-1945), gli appunti contenenti gli esercizi spirituali (1 gennaio 1945-22 giugno1946; 1953-1956) ed ancora i due quaderni segreti, uno del periodo sacerdotale (22 giugno 1946-31 dicembre 1950) e uno successivo del 1951-1952.
È sicuramente degna di attenzione, infine, la documentazione riferibile alla parrocchia di Ampinana, contenente sia atti amministrativi, con le spese effettuate per i restauri, sia materiale prodotto nell’esercizio sacerdotale, con gli appunti per le omelie e le prediche nonché le lettere dei parrocchiani (1937-1949 e 1939-1957).