Il terrilogio più antico, risalente al 1532, è un registro di grande formato che conta 10 carte, scritte sia sul recto che sul verso e corredate da una numerazione posteriore. Privo di coperta, è conservato in una cartella di pelle. I contenuti sono quelli tipici del terrilogio, anche se la scarsità di disegni o piante non lo renderebbe tale.
La prima pagina è aperta dalla dicitura Luogi pietosi. YHS . An[n]o D[omini] 1532. Luoghi pietosi, in inchiostro nero e rosso. Segue sulla sinistra della pagina l’elenco di una serie di chiese ed altari, vale a dire: La chiesa di S[anto] P[ietro] di Castelnuovo e S[an] B[ar]t[olome]o e S[ant]o Ant[oni]o e S[an] L[…]do e S[ant]a Lucia e S[ant]a Maria del Piano a oniti i[n]sieme; andando avanti nella lettura, si scopre che non tutti questi enti compaiono all’interno del terrilogio, mentre ve ne sono altri non nominati in apertura.
A questo punto inizia l’elenco dei beni veri e propri, in base all’ente di appartenenza. I possedimenti sono un centinaio: ci troviamo di fronte a quarantaquattro campi, trentuno prati, diciannove tra selve e boschi, due vigne e due “piagge” (i punti di secca presenti lungo il fiume Serchio).
Per ogni appezzamento di terreno si forniscono alcune informazioni quali il luogo di ubicazione , le dimensioni, la descrizione dei confini (laddove possibile con indicazioni legate ad edifici e strade, altrimenti con i nomi dei confinanti); talvolta la notizia è corredata da un disegno geometrico che ne delinea appena la forma. I campi, coltivabili o alberati , presentano su di sé manufatti quali case, metati o capanne; stessa cosa vale per i prati, le selve e le boscaglie o “cerrete” (da cerro, cioè quercia).
Il primo degli enti illustrati è la chiesa parrocchiale di San Pietro, che conta trenta appezzamenti di terreno, di cui venti campi, sei prati, due isole, una selva e una vigna. All’interno della chiesa vi sono poi due altari, i cui possessi appaiono indipendenti: all’altare di Santa Lucia spettano una selva e un campo; all’altare di San Bartolomeo nove campi, cinque prati, tredici selve, una vigna.
Seguono i possessi dell’Opera di San Pietro: otto campi, dodici prati, tre selve, più la chalonicha (canonica) co[n] piu istanzie e co[n] orto e p[er]gole i[n] l[uogo] detto i[n] Castelnuovo, da L[evante] co[n]fina le mura castellane, a Meridione ditt[e] mura el chiasso, a p[onente] el cimiterio e la strada, a s[ettentrione] el monisterio.
Chiude la chiesa di San Nicola che annovera sei campi, otto prati, una selva, e una casa e campi e orto e vignia e frutti e p[er]gole e selva e noce e prado e boschi co[n] la chiesa di San Nic[olao] sop[r]a di sé.