La donna poteva essere intenta ai lavori domestici ma anche, come per le lavandaie o per le cameriere, assicurare alla famiglia un reddito aggiuntivo. Un settore particolare era quello della cura dei bambini, un lavoro ampiamente documentato con la fotografia già da inizio Novecento, sia perché il ritratto della balia col “figlio di latte” suggellava il legame privilegiato con le famiglie benestanti in cui la donna prestava servizio, sia perché questa attività era particolarmente radicata in Valdinievole, soprattutto nell’area di Ponte Buggianese.
Si incontrano poi le cuoche che svolgevano il loro lavoro in trattorie o ristoranti, un lavoro tipicamente dietro le quinte per cui raramente ne esistono scatti.
Tessere, cucire, ricamare sono stare per lunghissimi anni le poche attività che molte donne esercitavano nella prospettiva di assicurarsi un mestiere e un po’ d’indipendenza. In Valdinievole i corsi di cucito e di ricamo erano considerati iniziative sociali, tanto che spesso venivano istituiti dai parroci o da organismi religiosi, e che la notorietà della maestra o delle maestre esercitava un forte richiamo per le giovani che si avviavano ad imparare: si ricordano ad esempio la scuola di ricamo delle sorelle Bellandi di Borgo a Buggiano o il laboratorio di Marxina Baldanzi a Pescia, artigiane che hanno attirato e avviato al lavoro moltissime giovani della zona.