Interesse personale e curiosità di visitare archivi mai stati oggetti di vigilanza hanno condotto lo scrivente a chiedere l’accesso all’archivio della contrada della Pantera che conserva quanto resta di “archivistico” di uno dei massimi baritoni della seconda metà del Novecento, Ettore Bastianini.
L’archivio che si è potuto riscontrare si compone di quattro serie: carteggio indirizzato ad amici senesi e alla contrada; fotografie (foto di scena, foto di concerti, foto ritratto, foto di vita quotidiana, foto con dediche); documentazione teatrale a stampa (locandine di opere liriche, opuscoli); abiti di scena, in numero di 15. Le serie svolgono anche funzione museale perché varie tipologie documentali sono a turno esposte in bacheche in una apposita sala del museo di contrada. Ciò che non viene esposto è tenuto in un armadio nei locali dedicati alla conservazione dell’intero archivio di contrada. La persona che segue le turnazioni dei documenti per l’esposizione e il loro ricollocamento nelle buste è l’archivista di contrada, esperto conoscitore dell’attività artistica del baritono.
Data questa breve descrizione, unita alla raccomandazione di andare a visitare l’esposizione dei documenti, qualora venga aperta la sede della contrada, pare utile fermarsi su alcune considerazioni circa gli archivi di personalità della cultura e della loro trasmissione e conservazione. Partiamo dal “contenitore”, l’archivio di contrada. Gli archivi delle contrade, che non sono stati ancora oggetto specifico di vigilanza – anche se un primo tentativo fu programmato negli anni ’90 del passato secolo – si stanno configurando come archivi di concentrazione, specie nella raccolta dei documenti di personalità della cultura e della società senese del secolo XX. In questi archivi vengono depositati complessi documentali appartenenti a individui che si sono distinti in campi culturali e di cui la contrada riconosce il valore per il suo popolo e per tutta la comunità cittadina. A Siena l’archivio di contrada affianca gli archivi delle istituzione culturali cittadine, come l’Archivio di Stato o l’archivio dell’Università degli Studi, nelle funzione di conservazione e di valorizzazione di complessi documentari riconducibili alla tipologia degli archivi di persona. Questi archivi di personalità non sono, però, solo frutto di depositi da parte degli eredi che trasmettono in un’altra sede quanto raccolto e composto dal familiare per specifica volontà testamentaria dello stesso o per loro volontà, possono essere anche, come in questo caso, frutto di una “ricostruzione” ossia di una ricerca di tracce lasciate presso terzi dalla persona di cui si intende conservare la memoria presso la sede della contrada. Nel caso di Ettore Bastianini, che morì lontano da Siena (risiedeva infatti a Sirmione), i contatti con la contrada non erano stati mantenuti e pertanto i documenti furono soggetti a dispersione. La contrada della Pantera li ha volutamente ricercati per tenere presso la sua sede le testimonianze di un uomo che è stato non solo un baritono eccellentemente dotato e di grande fama internazionale, ma anche un contradaiolo di viva passione e “capitano vittorioso” il 2 luglio 1963.
L’esame di questo archivio “fortemente voluto” apre, poi, un’altra considerazione sul significato del termine archivio quando ci si riferisce ad una personalità della cultura nell’ambito dell’opera lirica o meglio nell’ambito dell’interpretazione dell’opera lirica. Con il termine archivio, per chi ha svolto questa attività come il canto lirico, proporrei che si debba comprendere anche una parte documentale che proprio “tradizionalmente” non è stata considerata tale. Se la memoria viene depositata con strumenti altri rispetto ai carteggi e alle fotografie come i libretti di sala, le locandine delle opere, i costumi di scena anche questi devono entrare dentro la tipologia archivio poiché chi ha svolto questa attività si rispecchia in un complesso di tipologie ulteriori rispetto ai supporti che tradizionalmente sono associati al termine archivio. Via via che archivi come quello di Bastianini verranno presi in considerazione, mi riferisco cioè ad archivi di interpreti di teatro, lirico o di prosa o del cinema, e verranno “trattati” scientificamente si apriranno altri scenari in cui il termine archivio troverà modo di precisare ancora i propri confini e i propri territori.