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La vetrina dei segreti

A cura di Maria Alberti, 10 giugno 2017

Una vita per il teatro: Aladino Tofanelli alla direzione del Teatro della Pergola (1927-1942)

Aladino Tofanelli in una fotografia degli anni '50
Provenienza Teatro della Pergola

I documenti sono conservati a Firenze nell’Archivio dell’Accademia degli Immobili presso il Centro Studi del Teatro della Pergola

L’Archivio dell’Accademia degli Immobili fondatrice e proprietaria, fino al 1942, del Teatro della Pergola a Firenze è ben noto ai musicologi e agli studiosi di teatro che dedicano le proprie ricerche a un ambito cronologico che va dalla metà del XVII alla fine del XIX secolo. Decisamente più trascurati e pressoché totalmente inediti i documenti novecenteschi, che tuttavia, appaiono di grandissimo interesse per la comprensione della vita teatrale italiana e della politica culturale del ventennio fascista.

Tutta questa documentazione risale agli anni in cui, dal 1928 al 1942, su mandato dell’Accademia stessa, Aladino Tofanelli assunse la direzione del teatro. Essa inoltre costituisce la principale testimonianza diretta sull’attività del teatro presente nell’Archivio: infatti, prima di allora, per oltre due secoli, l’istituzione fiorentina si era quasi sempre sottratta alla programmazione, affidandola ad impresari esterni in cambio del pagamento di un appalto. Nel 1926, tuttavia, in seguito all’avvicendamento di una serie di gestioni tanto fallimentari dal punto di vista economico quanto discutibili sul piano della qualità, l’Accademia decise di riportare l’attività teatrale sotto il suo diretto controllo, incaricando una persona di fiducia da essa stipendiata. La scelta cadde appunto su Aladino Tofanelli, già direttore del piccolo ma prestigioso Teatro Alfieri e funzionario della S.I.A.T., la società proprietaria del Politeama Vittorio Emanuele II e del Teatro Verdi. Un primo contratto fu firmato il 3 dicembre 1926: il nuovo direttore sarebbe entrato in carica il 1 gennaio 1929 e avrebbe svolto il suo lavoro per un periodo di prova fino al 31 dicembre 1930. In realtà, Tofanelli iniziò a lavorare per la Pergola fin dalla seconda metà del 1927 realizzando in toto il cartellone della stagione teatrale 1928-1929.

Il materiale prodotto durante la direzione di Tofanelli (a parte un nutrito corpo di manifesti e locandine) mantiene l’ordinamento originale ed è per lo più conservato in classificatori ad anelli dell’epoca, per altro del tutto simili a quelli che ancora oggi si utilizzano abitualmente:  esso consiste in quasi una cinquantina di raccoglitori con le ricevute delle spese sostenute dal teatro e, soprattutto, tredici contenitori che, stagione per stagione, conservano la corrispondenza che il direttore del teatro intrattenne con attori, agenti teatrali, istituzioni diverse, capocomici e amministratori di compagnie drammatiche. Grazie ad essa è possibile ricostruire, il fitto lavorio  di relazioni e trattative che, allora come oggi, sottende alla costruzione di un cartellone teatrale.

Il nuovo indirizzo di gestione da un lato, confermava le precedenti strategie teatrali che avevano trasformato l’antico tempio dell’opera a Firenze in un teatro dedito soprattutto a spettacoli di prosa o comunque a spettacoli musicali di puro intrattenimento; dall’altro, grazie ad una fitta rete di contatti sia a livello nazionale che internazionale, assicurava rappresentazioni di qualità di qualunque genere, ospitando così le più celebri formazioni che operavano negli ambiti più diversi. Dall’operetta al varietà, con le troupes di Nella Regini e Carlo Lombardo. dei fratelli Schwarz, fino alla rivista di Totò; dal teatro dialettale, con le compagnie di Raffaele Viviani, Gilberto Govi, Angelo Musco o Cesco Baseggio, alla prosa per così dire “leggera”. Per quanto riguarda poi la prosa “d’arte”, come si diceva allora, il prestigio di cui godeva Tofanelli è documentato dai suoi nutriti carteggi con quasi tutte le compagnie “primarie” italiane. In mezzo ad essi spicca una lettera autografa di Luigi Pirandello del 1929, volta a segnalare il talento di Marta Abba che, dopo la lunga e coinvolgente collaborazione con il drammaturgo siciliano, aveva appena costituito una propria formazione artistica.

La collaborazione fra Aladino Tofanelli e l’Accademia degli Immobili venne rinnovata più volte, l’ultima delle quali con decorrenza dal 22 maggio 1940 al 30 giugno 1943.

Nel frattempo, il 14 ottobre 1942, l’Accademia, impossibilitata a far fronte ai costi di gestione, provvide alla vendita del suo teatro all’ETI, il neonato Ente Teatrale Italiano voluto dall’allora ministro della Cultuta Popolare, il fiorentino Alessandro Pavolini, per offrire alle compagnie di giro, controllandole più strettamente, un circuito teatrale che garantisse il lavoro anche in tempo di guerra.

Il contratto di vendita, firmato congiuntamente da Migliore Torrigiani, presidente dell’Accademia, e Nicola De Pirro, protagonista della politica teatrale fascista, direttore generale per il teatro presso il Ministero, prevedeva, da parte dell’acquirente, l’impegno a mantenere il posto di lavoro a tutto il personale impiegato. Aladino Tofanelli si trovò così a traghettare l’antico teatro dalla gestione privata dell’Accademia a quella pubblica dell’Ente Teatrale di Stato, mansione che continuò a svolgere fino alla morte, sopraggiunta repentinamente nella notte del 25 marzo 1959, proprio all’interno di quel teatro che lo aveva visto all’opera per quasi trentacinque anni.

Questo testo è parzialmente ripreso dall’Introduzione alla serie XXV dell’inventario L’Accademia degli Immobili “Proprietari del teatro di Via della Pergola in Firenze”, a cura di Maria Alberti, Antonella Bartoloni e Ilaria Marcelli, Roma, Direzione Generale per gli Archivi, 2010

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