Se Mariù mai aveva permesso che fosse rimosso uno scaffale, spostata una sedia dal luogo in cui si trovavano al momento della morte del fratello (B. SERENI, Omaggio a Giovanni e Maria Pascoli, Barga, 1962, p. 129), il suo atteggiamento nei confronti delle carte pascoliane fu invece completamente diverso; sin da subito si impegnò nella loro reale conservazione, come sottolinea Augusto Vicinelli nella premessa della monumentale biografia “Lungo la vita di Giovanni Pascoli”: ma quante carte Maria ha salvato contro il disinteresse e la volontà stessa del poeta, a cominciare dagli insostituibili esercizi e tentativi giovanili.
Proprio la stesura di “Lungo la vita” e la cura delle opere non ancora edite del fratello sono state le principali ragioni per cui Mariù mise mano ai documenti, anche se i termini di questo intervento non sono molto precisi. Lei stessa accenna al doveroso segno di riconoscenza nei confronti del fratello, che l’aveva condotta a mettere le mani su tante vecchie carte, piene di appunti e orditure (cfr. le prefazioni a G. PASCOLI, Poesie varie, Bologna, Nicola Zanichelli, 1912 e G. PASCOLI, Poemi del Risorgimento, Bologna, Nicola Zanichelli, 1914; v. anche la lettera di Maria a Oliviero Franchi della casa editrice Zanichelli, inviata in data 4 agosto 1921: Mi va via molto tempo poiché prendo l'occasione anche di mettere un po' d'ordine tra le carte che sono tante e così varie).
L’unico elemento certo di cui disponiamo ad oggi sulle modalità di intervento di Mariù sono le numerose fascette di condizionamento originali che costellano il carteggio familiare e i manoscritti: fascette realizzate dalla stessa Maria che vi annotava il contenuto e talvolta qualche commento di carattere intimistico. Mariù, d’altra parte, non s’era limitata a trattare i materiali di lavoro del fratello ma proprio in vista della stesura delle Memorie era riuscita ad integrare l’archivio con materiale esterno, in primis con le carte della sorella Ida (in qualche modo, riuscì ad accaparrarsi e a trasferire in Toscana gran parte delle lettere alla sorella riprodotte nelle sue memorie, cfr. Clemente Mazzotta, Catalogo delle carte di Ida Pascoli, in Quaderno n° 2 degli studi di critica testuale, p. 6).
Il quadro più fedele sullo stato dell’archivio si ricava dai momenti immediatamente successivi alla morte di Mariù: dopo poco più di un mese, il 12 gennaio 1954, si riunì a Casa Pascoli la commissione deputata all’inventariazione dei beni legati al comune di Barga e composta da Italo Stefani, esecutore testamentario della signorina, dal sindaco Luigi Piacentini, dai docenti Corrado Carradini e Giuseppe Luporini e dal notaio Eugenio Guasparini. Dopo aver verificato l’integrità dei sigilli che serravano le porte, si iniziò la stima degli effetti mobili: all’interno di questa fu indicata, seppure in modo molto sommario, anche la presenza delle carte. Luporini, uno dei membri della commissione, ricorda che Maria aveva prodigato cure amorevolissime ai documenti, disposti tutti in ordine cronologico ed avvolti in nastri multicolori (cfr. G. LUPORINI, D’Annunzio e Pascoli, in La Nazione, 4 gennaio 1984).
Il legato testamentario fu però acquisito dal Comune solamente nel settembre del 1955, in conclusione ad una serie di polemiche di carattere politico e sul cattivo stato in cui versava la casa di Castelvecchio, abbandonata da quasi due anni.