Il Comune di San Casciano in Val di Pesa, da sempre attento alla valorizzazione ed alla cura del proprio patrimonio documentario, ha avviato ormai da diversi anni il riordino dell'Archivio storico post-unitario e dell'Archivio di deposito.
Durante l’ultimo intervento di catalogazione, è riemerso un piccolo tesoro: si tratta dello Statuto della Biblioteca Popolare Circolante che fu istituita a San Casciano nel 1868, per iniziativa del professor Vittorio Bacci.
La prima Biblioteca Popolare d’Italia, ispirata al modello di biblioteca pubblica esistente negli Stati Uniti fin dal XVIII secolo, fu fondata a Prato nel 1861 da Antonio Bruni. L’iniziativa venne riconosciuta e supportata da diversi sussidi governativi, tanto che nel 1870 le Biblioteche Popolari Circolanti censite arrivarono ad essere 250, su un totale di circa 8.000 comuni esistenti a quell’epoca (A. Bruni, Annuario delle biblioteche popolari d’Italia, 1870).
Lo scopo, sostanzialmente pedagogico, era quello di incentivare alla lettura le classi sociali più modeste attraverso la diffusione di libri e testi considerati educativi ed edificanti, permeati di quei valori liberali e patriottici che avevano caratterizzato il periodo risorgimentale.
La Biblioteca Popolare di San Casciano fu inaugurata alla presenza della cittadinanza e delle autorità, con un solenne discorso tenuto dallo stesso prof. Vittorio Bacci, che dichiarava: "Per mezzo della circolazione dei buoni libri (…) si rendono migliori le generazioni presenti e le future, facendo gli uomini consci dei loro doveri e dei loro diritti, e per questo appunto gelosi osservatori dei primi e pronti a far rispettare i secondi quando ad alcuno venisse in capo di conculcarli".
Dal Regolamento si apprende che la Direzione della biblioteca era composta da un presidente, un segretario, un cassiere e quattro consiglieri, eletti ogni anno tra i soci ordinari. Si precisava tuttavia che "anche le donne potevano far parte della Società, ma non della Direzione".
Interessanti sono poi i capitoli relativi all'ordinamento interno: tutti i libri dovevano avere "il suggello della Società e il Numero d'ordine" per essere trascritti "in un catalogo generale alfabetico", riportando "numero d'ordine, nome dell'autore, titolo dell'opera, numero dei volumi di ciascun'opera, indicazione del numero delle copie, dell'edizione e possibilmente del formato, il nome del donatore del libro": un ottimo esempio di catalogazione biblioteconomica, considerando che le prime regole furono formulate da Antonio Panizzi, direttore della biblioteca del British Museum, nel 1841 e che la prima edizione della Classificazione decimale ad opera dell’americano Dewey risale invece al 1876.
Tuttavia neanche la pionieristica istituzione culturale sancascianese riuscì a sottrarsi alla pesante censura attuata in epoca fascista: nel 1933 una lettera della Regia Prefettura impose all’amministrazione comunale di esaminare i libri posseduti dalla Biblioteca Popolare e segnalare i testi ritenuti sospetti o avversi al Regime.
I volumi di questa prima istituzione di pubblica utilità, insieme a quelli provenienti dai conventi soppressi e dagli istituti scolastici e di cultura del territorio, contribuirono a formare il primo nucleo della Biblioteca comunale di San Casciano che venne istituita a partire dal 1955.