Archivi in Toscana

Il patrimonio, le istituzioni, gli eventi

L'archivio di Giovanni Pascoli a Castelvecchio

a cura di Sara Moscardini, gennaio 2015

L'intervento di Donadoni

Giovanni Pascoli e il cane Gulì
Disegno del poeta

Tra le prime scelte vi fu quella di intervenire sull’archivio, anche in seguito alle pressioni della Mondadori e di Augusto Vicinelli, interessati ad entrare in possesso del manoscritto delle Memorie, com’era loro diritto in base agli accordi a suo tempo presi con Mariù. Nel giro di pochi giorni, tra il 12 novembre e il 3 dicembre 1955, Giorgio Benedetti, incaricato dalla Soprintendenza bibliografica per la Toscana, e il docente barghigiano Carradini redassero un primo sommario elenco sia delle carte di Giovanni che di quelle di Maria. L’elenco faceva parzialmente riferimento all’inventario dei beni redatto nel ’54, integrandolo con materiale precedentemente ignorato; i documenti venivano enumerati in base alla loro originaria collocazione, passando in rassegna ogni stanza della casa. Il 3 dicembre il sindaco Piacentini e gli incaricati consegnarono il materiale al soprintendente bibliografico Giovanni Semerano perché fosse portato a Firenze per l’inventariazione analitica. Mario Donadoni, scrittore e critico con alle spalle anche studi su Pascoli, era stato nominato responsabile del riordinamento e dell’inventariazione (Archivio Storico del Comune di Barga, Legato Maria Pascoli).

La descrizione più esauriente del lavoro svolto ci viene dallo stesso Donadoni: in base alla sua testimonianza, Carradini e Benedetti avevano inviato a Firenze il materiale in pacchi approssimativamente combinati non per loro demerito, ma perché risultava impossibile destreggiarsi nella quantità e nel disordine delle carte, provocato da l’incuria in cui era tenuto il materiale pascoliano, per colpa del tempo, degli avvenimenti e della stessa sorella del poeta. Donadoni, costretto a vagliare carta per carta, foglio per foglio, onde distribuire la qualità e la quantità, si trovò a stilare necessariamente un Inventario analitico anziché il catalogo previsto, impossibile a farsi per l’innumerevole confusione ed il sovraccarico di annotazioni frammenti, disegni, date, nomi, citazioni greche e latine, spesso compresi e sovrapposti in un solo foglio. Donadoni illustra poi l’articolazione da lui data all’archivio: a una prima parte, contenente documenti personali, testi di lezione e carteggio (soprattutto la corrispondenza familiare con alcune scabrose vicende di contrasti e di rapporti), segue una seconda, contenente il carteggio formato dalla corrispondenza degli altri al Pascoli (…) disposto per ordine alfabetico, con precisione di date e di provenienza; la terza parte raccoglie, per ordine di pubblicazione, tutti i manoscritti delle poesie e delle prose edite e inedite, quelle edite secondo la collezione mondadoriana, anche se molte poesie non corrispondono nel titolo a quelle dell’edizione Mondadori e spesso non vi corrisponde l’unica e ripetuta stesura, modificata e incompleta. Alcune poesie mancano, forse sono andate smarrite. Forse Mariù ne ha fatto dono ad estimatori del poeta. Chiude il fondo una miscellanea, a testimonianza della confusa e dispersiva applicazione del Pascoli alla politica, alla religione, alle ragioni speculative.
Segue poi la raccolta dei giornali con articoli su Pascoli, il carteggio di Maria, ritenuto da Donadoni di scarso interesse e impatto culturale e il manoscritto di “Lungo la vita di Giovanni Pascoli” (M. DONADONI, Le carte pascoliane, in Giornale di Barga, dicembre 1960).

Inevitabilmente, data la mole e lo stato del materiale, il lavoro di inventariazione si protrasse oltre i termini fissati: le carte inventariate rientrarono a Barga nel giugno 1957. Temporaneamente conservate presso il Comune, in attesa della disponibilità della casa dove erano in corso consistenti lavori di restauro e consolidamento, vi trovarono infine collocazione, in quello che era stato lo studio di Mariù.