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Quando a Livorno c'era il colera

A cura di Monica Moschei, marzo 2015

Fine dell'epidemia

Dispensario di Via della Scala
Patronato femminile di Livorno

I provvedimenti attuati dal Prof. Bandi cominciarono a dare effetti positivi; nei giorni  4 e 5 settembre si registrarono solo tre nuovi casi al giorno, il 6 settembre un solo caso, il 7 tre casi, l’8, il 9 ed il 10 un solo caso al giorno; dall’11 settembre nessuna caso.

Nella relazione predisposta al termine dell’incarico, il prof. Bandi evidenziò i tre punti fondamentali  della prevenzione per evitare situazioni di contagio da vibrione colerico nella città:

- il controllo accurato dell’acqua potabile, imputando il diffondersi dell’epidemia allo scarso controllo clinico (Durante un’epidemia colerica si deve diffidare di un’acqua che non offra serie garanzie igieniche, Relazione Bandi, cit.) ed alla carenza nell’approvvigionamento idrico della città nel momento di inizio dell’epidemia (Nei mesi di luglio agosto e settembre  1911 in piena esplosione dell’epidemia, sono stati introdotti nelle città 195.247 litri di “acque  gazose, naturali o artificiali e acque da tavola”, mentre nell’anno precedente se ne erano introdotti 87.876 litri, quindi nell’anno dell’epidemia nonostante il ridotto numero della popolazione (sia mancanza di forestieri, sia per l’esodo di cittadini che fuggivano al dilagare dell’epidemia) si era avuto un maggior consumo di 106,370 litri di acque minerali da tavola di cui il consumo massimo si è avuto nel mese di agosto (litri 65.772 in più dell’agosto 1910), ivi);

- adozione del piano regolatore della rete fognaria cittadina come avvenuto in città marittime a sud della Francia, con caratteristiche altimetriche simili alla città di Livorno (in queste città era stato risolto il problema dell’inquinamento idrico dell’acqua potabile e l’adozione del piano fognario aveva offerto alle amministrazioni locali nuove fonti di reddito: i proprietari di abitazioni pagavano il canone di allacciamento alla rete fognaria e contemporaneamente erano stati chiusi i pozzi neri a servizio delle abitazioni, ponendo fine al processo di svuotamento periodico degli stessi riducendo così notevolmente il pericolo di contagio);

- istituzione di un presidio di difesa sanitaria stabile e ben organizzato tale da far fronte tempestivamente ad eventuali recrudescenze o a nuovi contagi ed anzi essere un filtro sanitario di sicurezza per tutta le regione, avendo orami Livorno il ruolo di emporio commerciale della Toscana, al centro di traffici intercontinentali.

Peculiare di questo intervento è sembrato soprattutto lo spirito solidale instauratosi nella città e in tutte le istituzioni pubbliche private che intervennero nel corso dell’evento epidemico attivando tutte le procedure necessarie per la profilassi ed il contenimento. Tutti prestarono la loro opera volontariamente e non ricevettero alcun compenso, se si esclude gli encomi solenni e le medaglie al valore per l’attività svolta. Furono iniziati in consorzio con la città di Pisa i lavori per lo sfruttamento delle acque de Serchio con la costruzione dell’acquedotto  di Filettole  e successivamente un nuovo acquedotto, quello di Stagno, che consisteva in un condotto di ghisa lungo circa 3 km che portava l’acqua ad un impianto di potabilizzazione situato presso l’omonima località.